La storia di chi ha il dovere di prendere in mano la propria vita: il secondo anno di Dipende da te tra premiazioni, incontri e novità top secret.

La storia di tutti. La storia di qualsiasi ragazzo che ha il dovere di prendere in mano la propria vita per costruire qualcosa di buono. A poco più di un anno dalla sua uscita, il libro “Dipende da te”, scritto dall’autore Simone Digrandi e pubblicato dalla Wordmage Edizioni continua a percorrere la sua strada e a riservare tante sorprese. Una in particolare è ancora top secret, sarà svelata solo nei prossimi giorni. Intanto c’è già un calendario di incontri pensati per passare un “testimone”, un messaggio che ha l’unico obiettivo di infondere coraggio e ottimismo attraverso una serie di consigli su come riconoscere il proprio talento, metterlo a frutto e, perché no, su di esso costruire il proprio futuro lavorativo.

In questa intervista, Simone Digrandi parla dell’avventura iniziata con la pubblicazione del libro, il contatto con la gente e le prossime iniziative in programma, prima fra tutte la presentazione a Militello, in provincia di Catania, domenica 12 febbraio alle ore 17:30 in piazza Vittorio Emanuele.

 Dipende da te ti sta dando la possibilità di incontrare tanta gente, parlare ai giovani, ma non solo. Cosa rappresenta per te questo libro?
«Sin dall’inizio ho voluto pensare a Dipende da te non come il libro di Simone ma come un vero e proprio testimone, un qualcosa da passare di mano in mano con un chiaro messaggio: “la vita mi ha insegnato queste cose, provate a fare lo stesso, anzi di meglio!”. Un messaggio che riesce a spersonalizzare il testo, confermandosi non come la mia storia, ma come quella di un qualsiasi ragazzo di questi tempi, di chi ha il dovere morale di prendere la propria vita in mano. E incontrando tanti giovani tra le scuole e le presentazioni del libro mi rendo conto che è proprio così: durante ogni evento, sia quando racconto la mia storia, sia quando, soprattutto, da essa mi stacco, incrocio le strade dei ragazzi presenti, che mi dicono che hanno vissuto o stanno vivendo la stessa cosa, dando vita ad un confronto di esperienze uniche. Ed è la cosa più bella!»

In questo primo anno hai girato tanto: qual è il risconto della gente?
«Ogni tappa è un momento davvero bello, proprio perché c’è una vera fase di confronto con chi è presente: se si tratta di adulti, alla fine di ogni presentazione alcuni di loro si avvicinano e mi chiedono di dedicare una copia del libro al figlio o al nipote, condividendo con me la speranza che capisca cosa fare, visto che spesso si tratta di ragazzi che vivono una fase delicata, universitaria o di scelta lavorativa che sia.  Con i ragazzi, invece, ci si mette a parlare, si scambiano numeri, pensieri, iniziative. Torniamo tutti a casa con qualcosa nel cuore in più, anche e soprattutto io…»

Sono già iniziati i primi incontri di quest’anno: cosa dobbiamo aspettarci?
«Abbiamo iniziato il secondo anno di Dipende da te con degli incontri nelle scuole e con due presentazioni che saranno domenica 12 febbraio a Militello, in provincia di Catania e sabato 18 febbraio a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, promosse da realtà giovanili molto attive. E poi c’è stata la sorpresa del premio Passi nel Deserto: solitamente sono un po’ restio a premi e riconoscimenti, temo rischino di rimanere fini a se stessi o a restare relegati a un “contesto mondano”. Ma questa manifestazione, che si svolge ogni due anni, premia i casi di realtà rimaste nel territorio e che si sono impegnate per la propria terra, permettendo di raccontare quanto fatto e lanciare un messaggio davanti a tanta gente, per questo allora lo reputo importante e soprattutto utile. Poi c’è una cosa in cantiere un po’ particolare, che ancora preferisco tenere segreta, perché un po’ importante e anche piena di responsabilità, a fine mese potremo svelare l’arcano!» 

Qualche settimana fa ti trovavi in viaggio per l’Italia, e su Facebook hai scritto uno stato abbastanza corposo proprio mentre percorrevi lo stesso tratto ferroviario su cui hai basato una delle storie presenti nel libro. Si percepiva qualcosa di strano, una sorta di “cerchio che si chiudeva” o cosa?
«Ritrovarsi a vivere una determinata cosa, identica, a sette anni di distanza, dopo che nella mia vita è transitato tutto quello che mi ha fatto crescere, è stata una cosa particolare. Ho pensato a quante cose sono cambiate, a quanto ho imparato, e quanto sto trasmettendo grazie al libro. Mi sono sentito felice, perché quello che ho passato e che ho imparato è diventato linfa vitale per altri giovani. Dico sempre che la mia storia non è particolare, né autobiografica, insomma io non sono nessuno! È la storia di uno di quei tanti giovani che hanno dovuto affrontare la crisi, e per questo è così vicina a tutti, anche nelle possibili soluzioni e belle prospettive».