Nel libro Dipende da te, Simone Digrandi affronta diversi temi che riguardano il futuro lavorativo dei giovani e mette in luce tre aspetti fondamentali: la capacità di scoprire il proprio talento, metterlo a frutto e mostrarlo agli altri.
Riconoscere il proprio talento non è sempre facile, ma il libro offre tanti spunti per poterci riuscire.
Durante la presentazione ad Acate, la professoressa Maria Teresa Carrubba ha proposto una particolare e bella recensione del libro che potete leggere qui di seguito.
Pensiamo spesso che siamo noi a scegliere i libri, ma non è così, ci sono libri che sono scritti per incontrarci, perché hanno cose da dirci, ci prendono per mano, ci fanno sperare. Capita raramente di presentare un lavoro di un giovane autore e capita ancor più raramente di poter affermare che lo stesso giovane è stilisticamente maturo, e Simone Digrandi lo è, il suo libro perciò ci giunge come un regalo inaspettato.
Questa dunque è un’opera prima non solo per la scrittura, ma anche per la scelta del tema, che è una risposta chiara alle tante aspettative e domande che affollano la mente dei giovani. L’autore ci racconta di quella generazione nata agli inizi degli anni ’80, quella che ancora in molti chiamiamo giovane, ma che giovane più non è, e che in questi anni si ritrova in mano le sorti della propria vita e spesso comincia a trovarsi in mano qualcosa di più grande.
Simone ripercorre un cammino che lo conduce alla continua ricerca di se stesso prima di tutto, in un percorso fatto di riflessioni, di sgambetti del destino e di voglia di rivincita. Ha vissuto, come del resto accade ai giovani in cerca di una propria identità lavorativa e sociale, anni di disagio, anni in cui si è sentito diviso tra il proprio io e la realtà circostante. Come in ogni viaggio allora si addentra nell’io più nascosto, si trova ad imboccare vicoli che lo portano a speranze nuove e a nuove emozioni. In tutto questo egli ha trovato un vigore, una voglia di mettersi in gioco. La sua rivincita consiste nel ritrovare se stesso, credere nelle proprie forze, nel proprio esistere. Questo pensiero lo accompagna nel lungo travaglio interiore e gli suggerisce parole di concreto ottimismo: – “ Alla vita , alle sue cose belle, alle sorprese, agli abbracci, al tempo galantuomo, alle opportunità che non potevi immaginare, alle strade che non avresti mai pensato di percorrere. Al coraggio, alla voglia di fare nuove cose, alla voglia di non arrendersi alle difficoltà”.
Quindi fa pace con lo scenario mentale. Poi l’autore esce dal suo io e si rivolge nella seconda parte del libro a Noi, noi come gruppo. Il futuro non è più quello di una volta, essere giovani sembra essere diventato un problema, ma senza ombra di dubbio è anche una grande risorsa. Infatti oggi più di ieri i giovani sperimentano il rischio esistenziale, subiscono l’incertezza, hanno terrore del futuro, forse perché nessuno ha loro insegnato che dopo le difficoltà c’è la conquista. A volte il vivere con gli altri non crea coesione ma dispersione, che ognuno vive cercando un punto fermo senza venirne a capo. L’abilità di chi scrive convince anche il lettore più critico a pensare invece che la giovinezza è un’età in cui ciascuno, anche il più dotato, ha bisogno di sentirsi incluso, di appartenere ad un gruppo di coetanei. Un punto di forza del libro è la straordinaria conoscenza dell’universo giovanile, delle difficoltà di comunicare, dei difficili rapporti interpersonali, destinati a segnare l’esistenza se non affrontati correttamente. E’ la ormai triste storia che gira intorno a quel senso di solitudine che molti giovani provano nei confronti della vita. Ma è l’autore stesso a tranquillizzarci con delle precise indicazioni. Per ogni situazione trattata Simone non tralascia mai l’aspetto temporale, riuscendo sempre a mettere l’accento su come la cronaca e cambiamenti sociali influenzino i processi educativi. Tutte le pagine raccontano storie di vita, scoperchiando una pentola in cui bollono i problemi del difficile costruirsi una vita. Tra i capitoli si trovano inseriti scritti di filosofi che costituiscono una colonna sonora della storia, riflessioni che fanno da cornice alle vicende narrate, che in un certo qual modo vogliono farci intendere che la generazione a cui si fa riferimento non è più disperata delle altre, ma sicuramente è una generazione difficile da raccontare, perché la realtà è affollata da elementi che rendono tutto molto più complicato. Tutto più complicato, ma non impossibile, anzi possibilissimo se si fa leva sui talenti che ognuno di noi custodisce e che è un obbligo morale far uscire fuori, metterli a disposizione degli altri, della società. Del resto nella vita siamo tutti chiamati a darle un senso, a far fruttificare le nostre doti, i talenti, ciascuno secondo le proprie capacità. Un concetto questo che se da un lato ci riporta al grande insegnamento di Cristo che in una famosa parabola, quella appunto sui talenti, ci ricorda che ad ogni uomo è stato dato in dote un qualcosa che lo caratterizza e che ha il compito di curare e portare avanti, dall’altro non esclude nessuno dalla possibilità di affermarsi per quello che vale.
L’autore ci insegna che il senso della vita è molto semplice, se non lo complicassimo noi. Tutto si può riassumere in semplici parole: vivere il presente, essere se stessi. Vivere trasformando il nulla in tutto permette di attraversare la vita con serenità, pensare che oggi andrà meglio di ieri, magari non sarà così, ma bisogna crederci, provarci. Dipende da te è un libro carico di umanità, un libro generoso con il quale Simone Digrandi vuole rendere partecipi i giovani del suo ritrovato ottimismo, un libro da tenere a portata di mano quando sembra prevalere lo sconforto, un toccasana contro l’apatia, la rassegnazione, il piangersi addosso.
Maria Teresa Carrubba